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UN TERNO PER FERRAGOSTO

La vita a volte è strana e così ti può capitare che a distanza di 24 ore dall’essersi trovati in cima al mondo e dal sentirsi invincibili, ci si ritrova a terra come degli stracci; è quanto è successo a me e Patitù che, rientrati a Milano dalla montagna e in procinto di uscire per festeggiare con la Leonessa e alcuni altri amici milanesi il mio compleanno al ristorante abbiamo cominciato a star male vomitando anche l’anima a ripetizione (5-3 per Patitù sarebbe stato il risultato finale prima che provvidenziali supposte di Peridon mettessero almeno fine agli episodi). Le cause non le sappiamo, di ipotesi ne sono state fatte a migliaia ma, come ci ha detto ancora stasera il nostro amico farmacista, è quasi impossibile sapere quale sia vera; di certo c’è che stamattina io e Patitù avremmo dovuto cominciare la nostra settimana a Chiavari ma abbiamo dovuto prudenzialmente rimandare a lunedì la partenza sperando nel frattempo di esserci ripresi completamente. Di contro (perché l’imegno è sempre quello di cercare comunque un lato positivo nelle cose) abbiamo trascorso il Ferragosto, seppure in tono un po’ dimesso e con una dieta ferrea, in compagnia della Leonessa che sarebbe rimasta a Milano da sola e fa niente se domani lei dovrà lavorare tutto il giorno!

La giornata è stata occasione per imbattermi grazie alla ‘povna e risalendo via via attraverso Ellegio e Romolo, in questa simpatica iniziativa alla quale decido alla fine di partecipare sebbene il mio Blog sia molto giovane e con pochi post al suo attivo

E siccome i due capisaldi della mia vita sono Patitù e la Leonessa (la mia splendida famiglia) e la cosa più bella che mi è capitata negli ultimi due anni è l’esperienza di teatro sia da discente che da improbabile maestro a scuola di Patitù ecco che i tre post che ho scelto sono questo, questo e questo

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MARTEDI’ DI DOLORE (Cita-un-libro #ioleggoperché10)

Perché la vita va avanti, perché la splendida kermesse di #ioleggoperché non può fermare le cose brutte, non può preservare dal dolore; perché dopo vent’anni dal primo tumore che l’ha laringectomizzato, dopo soli tre anni dal terribile sarcoma al testicolo, il maledetto ha nuovamente colpito mio suocero e stavolta è al polmone, è vasto e non può essere operato, è al surrene e forse potrebbe esserci anche qualche traccia al cervello… e si rimane senza parole, proprio nella settimana del libro.

La Leonessa è distrutta, ora più che mai ha bisogno del mio aiuto, ma siamo indeboliti, ancora fatichiamo ad uscire dal tumore di mia mamma, ci sentiamo un po’ sotto assedio.

E’ dura, difficile, inoltre fare giri di parole, oggi è davvero buio.

E allora la citazione di oggi deve riportarmi al bello, almeno per un momento, a qualcosa che ha lasciato dentro di me tanto, tanto bello e questo è uno di quei libri (ricordo che lo divorai in una giornata di una quindicina di anni fa, con la febbre) che ho amato di più in vita mia.

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CERTI GIORNI…

… nascono bene fin da quando apri gli occhi e ti accoglie una magnifica giornata di primavera avanzata, tanto sole, cielo limpido e, soprattutto, temperatura molto più mite della stagione: così è stato ieri, 11simo anniversario di matrimonio con la mia Leonessa.

E subito la mattina, dopo un bel caffè con la migliore amica che la scuola di Patitù mi ha regalato in questi anni, regala una di quelle soddisfazioni, di quelle gioie lavorative che da sole valgono tanti sacrifici e tante fatiche, di maggior valore se riguarda una pratica che coinvolge il tuo miglior amico, proprio il tuo testimone di nozze (e qui entra in scena, lo sceneggiatore dell’amica ‘povna).

Con il cuore leggero e pieno di gioia trascorro la mattina in attesa di andare a prendere Patitù a scuola dove ho l’occasione di intrattenermi gradevolmente a parlare prima con la sua maestra e poi con la coordinatrice scolastica la vera anima della scuola.

E per concludere degnamente la giornata, prima è arrivato il biglietto per il concerto di Fiorella Mannoia agli Arcimboldi del 21 aprile da regalare stasera alla mia Leonessa e poi tutti a cena fuori nel nostro ristorante preferito con Patitù e mia sorella.

Quando mi sono coricato mi sono reso conto di aver voglia di dire Grazie di cuore al mio Sceneggiatore per il veramente tanto che ho e nello stesso tempo di rendermi conto che ero così felice al termine di una giornata davvero “normale” perché tante volte non c’è bisogno di cose straordinarie per stare bene ma semplicemente di apprezzare a fondo quello che si ha.

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LA GIOIA NEL CUORE

Oggi pomeriggio ad un certo punto la mia Leonessa mi manda questa mail dal lavoro… la riporto pari pari e non aggiungo alcun commento se non che quel “Speriamo” che ho evidenziato in rosso si tramuti in realtà! (E anche che ho sposato una donna straordinaria!)

c’è un’immagine che non va via dalla mia testa e che ti voglio raccontare.

Venerdì quando ho portato Patitù in palestra ero sopra ad aspettare di vederla cominciare la lezione.
Ad un certo punto escono le bimbe e lei, come una gazzella, petto in fuori, corre corre in cerchio e non si ferma. Faceva freddo e voleva riscaldarsi. La cosa che non dimentico è il suo viso, per il tutto il tempo sorridente, il viso della gioia. Patitù è gioia. E’ entusiasmo. 
Non glielo facciamo mai passare. 
Speriamo che la vita non glielo tolga mai…..
era bellissima. contenta.

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DAVANTI A UN TRAMONTO

Oggi pomeriggio in macchina, mentre la Leonessa guidava (dice per distrarsi dal pensiero che domani torna al lavoro) ed io osservavo incantato un tramonto spettacolare di fronte a me mentre alle spalle brillava una splendida luna piena i pensieri combattevano tra il bilancio della settimana di vacanza in montagna ormai alle spalle e i progetti, previsioni, propositi per il nuovo anno appena iniziato e che lavorativamente prenderà il via mercoledì 7 gennaio.

La vacanza, dopo un inizio difficile, è andata benissimo e ci ha permesso di riposarci, ristorarci e, soprattutto, di godere di sette lunghi giorni tutti e tre assieme come ormai ci succede di rado tra i mille impegni di ciascuno di noi uniti alla difficoltà di far coincidere gli orari (la Leonessa, quasi sempre lavora o il sabato o la domenica quando non tutti e due i giorni del fine settimana); ma il freddo tremendo ha rischiato di trasformare la settimana in dramma in quanto il primo giorno al termine delle tre ore del corso collettivo di sci, Patitù è arrivata piangendo per il freddo che le aveva congelato mani e piedi; la sera dello stesso giorno, piangendo, nel momento di addormentarsi ci diceva che a lei non piace sciare e non lo voleva più fare cosa che in sè si sarebbe potuta risolvere semplicemente non mandandola più se non fosse che tra corso, noleggio attrezzatura e skipass se ne erano appena andati circa 400 euro.

Ora, senza voler apparire genitori crudeli e che impongono la loro volontà a tutti i costi abbiamo cercato di farle capire le solite cose, che quando si inizia qualcosa va portato fino in fondo, che erano già stati spesi tanti soldi, che se era così ce lo poteva dire prima e via discorrendo, il giorno dopo Patitù, pur per nulla convinta, si presentava all’inizio della lezione puntualmente, ma dopo nemmeno mezz’ora il maestro ci chiamava per dirci che tremava tutta per il freddo e a quel punto decidevamo di interrompere la lezione, interrompendo a nostra volta la passeggiata che avevamo appena iniziato.

Quella di martedì è stata una giornata difficile tra noi due combattuti tra la rabbia per il comportamento di Patitù e il senso di colpa per averle forse fatto fare qualcosa che non voleva, Patitù triste e di cattivo umore che cercava di capire se la tortura fosse finita oppure il giorno dopo l’avrebbe subita ancora fino a che… al telefono un nostro amico ci ha suggerito l’uso degli scaldini!!!

Geniale! Trattasi di piccoli sacchetti che si mettono nei guanti e nello scarpone di sci e che hanno dei carboni attivi che a contatto con l’aria rilasciano calore per circa 6 o 7 ore: sarà stato quello, sarà stato un po’ che la temperatura è andata via via aumentando giorno dopo giorno rispetto ai meno 10 / meno 12 dei primi due giorni, fatto sta che Patitù ha ritrovato tutta la gioia di sciare, arrivava al termine della lezione felice e sorridente chiedendo se poteva fare ancora qualche discesa con un’altra bimba di Livorno conosciuta al corso.

Gioiosi per lei e rasserenati, così, anch’io e la Leonessa (che quest’anno non abbiamo fatto sci di fondo, un po’ per tutta una serie di vari piccoli acciacchi, un po’ per poca voglia di affrontare il freddo e un po’ perché la mancanza di neve ha reso le piste poco praticabili) abbiamo potuto godere delle bellissime giornate di sole tiepide facendo ogni giorno una passeggiata tra i magnifici scenari dolomitici.

Aggiungiamoci qualche buona mangiata, tanto riposo pomeridiano tra i compiti delle vacanze di Patitù, buone letture e giochi in scatola ed eccoci pronti a cominciare l’anno con la giusta grinta!

E qui si passa alla seconda parte dei pensieri di oggi pomeriggio, alla precarietà del lavoro della Leonessa con il negozio sempre a rischio chiusura a causa della persistente crisi, con Patitù che a settembre inizierà l’ultimo anno di elementari e si preparerà a una nuova grande svolta della sua vita, al mio lavoro sempre più complesso e difficile e meno divertente a causa di leggi sempre più folcloristiche, disorganiche e cervellotiche: il vero obiettivo sarà ancora una volta riuscire a non farsi travolgere da tutto questo (come forse troppo è accaduto nel corso del 2014) cercando di dare il giusto valore a ogni cosa e ricordando sempre che famiglia, salute e un po’ di sano tempo dedicato a noi stessi e a ciò che ci tiene “vivi” sono aspetti molto molto importanti e che non possono essere sempre relegati in un angolino.

la sfida, come sempre, è lanciata, vedremo tra 365 giorni se il bilancio penderà dalla parte giusta oppure no.

 

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